Per due ore, un ragazzo qualsiasi è stato scambiato per il nuovo prodigio della Formula Uno. Una storia meravigliosa raccontata dalla pagina Facebook “La Giornata tipo”

Ti chiami Kimi Antonelli. Anzi no. In realtà ti chiami Alessandro Luini. Ma ieri sera, almeno per due ore, il tuo nome non contava granché. Sei andato a vedere Virtus-Milano al palasport di Bologna. Nove mila spettatori, atmosfera caldissima, partita spettacolare. Tu sei lì, tranquillo, a goderti lo spettacolo. Ma succede una cosa surreale: le telecamere cominciano a inquadrarti. E non una volta. Di continuo.
Applaudi? Zoom. Tifi? Primo piano. Ti alzi per andare al bagno? Cambio d’inquadratura, ti seguono pure lì.
All’inizio pensi che sia un caso. Poi capisci. La grafica in sovrimpressione ti chiama “Kimi Antonelli”. Il pubblico televisivo si emoziona: ecco il baby talento italiano della Mercedes, il ragazzo che corre in Formula Uno e ha già il mondo ai suoi piedi.
Il problema? Tu non sei Kimi Antonelli.
Hai 28 anni, non 18. Sei alto 1.95, non 1.72. Non guidi una Mercedes, ma una Punto a tre porte con la revisione scaduta. Non hai milioni di follower, ma qualche centinaio di amici veri e parenti su Instagram. E soprattutto: non sei famoso. Cioè, al massimo ti conosce Pajola. Perché siete amici da tempo. Punto.
Il vero Kimi? Ignorato dalla regia
Eppure la tv ti tratta come se fossi lui. Sei diventato, per qualche magico errore, il protagonista della serata. Lo spettatore da inquadrare. L’uomo del momento. L’idolo degli adolescenti. Il baby driver. Ciliegina sulla torta? Il vero Kimi Antonelli era davvero al palazzetto. Anche lui presente, anche lui spettatore. Solo che nessuno l’ha inquadrato. Mai. La regia ha puntato dritta su di te. Convintissima.

Uno scambio di persona? Sì. Un clamoroso corto circuito dell’informazione? Anche. Ma soprattutto: un piccolo capolavoro televisivo involontario, uno di quei momenti che raccontano da soli tutta l’assurdità e la bellezza del mondo ipermediatico in cui viviamo.
Il bello è che nessuno, nemmeno tra gli altri spettatori attorno a te, sembrava particolarmente sorpreso. Qualcuno ha perfino chiesto una foto, altri ti hanno sorriso come si fa coi personaggi famosi. Nessuno si è preso la briga di controllare davvero. Perché in fondo funziona così: se la tv ti inquadra, allora devi essere importante.
E tu, Alessandro, ci sei stato al gioco. Hai recitato la parte con una naturalezza invidiabile. Un po’ incredulo, un po’ complice. Ma perfettamente a tuo agio nella tua serata da Kimi. Alessandro si è goduto il suo quarto d’ora di gloria. Per sbaglio. Ma con stile.